David Lobster Wallace
Non bastava mandarlo in crociera, pur sapendo che lui odia i luoghi affollati: l’hanno voluto spedire anche al Festival dell’Aragosta del Maine.
E lui lo fa a pezzi.
Leggendo Consider The Lobster1 viene in mente "Dov’è Wally?" (o, se preferite, "Dov’è Wallace?"), con lui sperduto in una folla dalle mani unte di burro e trasfigurata dai vari gadget carapacei in un minaccioso esercito pinzante, farsi largo col suo vassoio di polistirolo e bibita tiepida tra le seggiole pieghevoli a pagamento.
Ce n’è veramente per tutti, a partire dalla redattrice di una certa rivista qui definita "epicurea" (la rivista, non la redattrice che è definita solo "Senior"), che (la redattrice, non la rivista) in uno spot su CNN avrebbe acclamato l’evento come "uno dei migliori festival gastronomici al mondo"2, della quale redattrice il nostro cronista arriva perfino a dubitare che si sia mai effettivamente recata nel Maine per assistere al roboante evento, passando per la dimostrazione quasi scientifica del perché questa affermazione (quella della redattrice) sia un tantino pompata, visto l’elenco delle attrazioni principali (nell’edizione 2003) che prevede tra le altre cose l’emozionantissima elezione delle Reginette del Mare, un concorso culinario per cuochi dilettanti e una corsa sulle scatole3.
Per contro il suddetto spot avrebbe ottenuto il risultato di attirare circa 80.000 unità paganti.
Impossibile a questo punto non cogliere il vero significato del pezzo: la fiera dell’aragosta non è che una metafora del mondo del marketing letterario.
Poi c’è la questione dei troppo osannati sponsor e degli attivisti del PETA4 troppo poco attivi, nonché della pubblicità ingannevole che definisce l’aragosta un cibo proteico con pochi grassi saturi, dimenticando di accennare al fatto che venga solitamente servita in uno tsunami di burro (magari da noi no, ma negli USA non stento a crederlo).
E non è tutto. Per aver trattato con argomenti nuovi e circostanziati la spinosa questione etica della bollitura dell’aragosta viva, partendo da un punto di vista poco demagogico e molto autocritico (in sintesi, se qualcuno trovasse un modo più umano di uccidere l’aragosta, lui egoisticamente se la mangerebbe pure, pur ammettendo il suo completo analfabetismo in fatto di gusti e sottigliezze culinarie, in fondo qui non si tratta di salvare una vita umana sacrificandone una animale, ma di risparmiare una sofferenza gratuita a un essere animato a discapito della soddisfazione di qualche raffinata papilla5), se pur inconsapevolmente il signor David Foster Wallace, Wally per gli amici (delle aragoste), per quest’anno si è aggiudicato il titolo di Membro Onorario Del Fronte Di Liberazione Dell’Astice (F.L.A.).
(1) Grazie ad Antonio che ne aveva parlato tempo fa e messo il link all’articolo (se l’avevate perso trovàtelo, così potete verificare se effettivamente parla di queste cose o sono io che non ci ho capito una cippa (ho perfino iniziato a tradurlo, ma al momento attuale l’opera consta di nove facciate e mezza scritte a mano e sarò più o meno a metà, per cui dubito che la stessa opera vedrà mai la luce, per lo meno non prima della traduzione ufficiale di cui vi invito a fidarvi di più.))
(2) Invece il nostro inviato sul posto troverà più appropriato accomunarlo a certi festival del granchio di Tidewater, o del granturco del Midwest, piuttosto che del chili in Texas. Niente di che, in definitiva.
(3) Qui mi sono dovuta documentare perché non mi era chiaro, crate race in altri contesti è una corsa con macchinine costruite con scatoloni e roba simile, ma in questo caso particolare si tratta di correre a piedi su una passerella galleggiante fatta di imballaggi legati tra loro, rischiando (come recita non senza una certa quantità di orgoglio il sito da cui ho preso l’informazione) di cadere nelle gelide acque del Maine.
(4) People for the Ethical Treatment of Animals. Che distribuisce volantini e adesivi all’ingresso del festival recanti il messaggio "Essere bolliti fa male".
(5) Ma non è così semplice, ovviamente. Qui si parla anche di amputare il becco ai polli per evitare l’aggressività dovuta alle pietose condizioni di cattività, motivo per cui ai crostacei vengono legate le chele, e una quantità di altre cose interessanti che, vi assicuro, dovreste proprio leggere, in italiano o in inglese non importa.
impossibile scrivere davidfosterwallacezze senza ricorrere all’uso di note, vero?
DOVE l’hai preso?!
ah, ma è solo quel pezzo lì. pensavo avessi recuperato una delle copie pirata che girano.
(cmq la descrizione ricorda MOLTO il brano di Wallace “Invadenti evasioni”, in “Tennis, tv trigonometria, tornado…”)
paolo: sono feticista ma non fino a quel punto
chiaraaa: servono anche doppie parentesi e un uso parkinsoniano della punteggiatura (che il fantasma della mia maestra delle elementari (peraltro ancora viva) mi impedisce di mettere in pratica)
parecchio bello il vestito da aragosta.
We were at a party
His ear lobe fell in the deep
Someone reached in and grabbed it
It was a rock lobster
We were at the beach
Everybody had matching towels
Somebody went under a dock
And there they saw a rock
It wasn’t a rock
It was a rock lobster
Motion in the ocean
His air hose broke
Lots of trouble
Lots of bubble
He was in a jam
S’in a giant clam
Down, down
Underneath the waves
Mermaids wavin’
Wavin’ to mermen
Wavin’ sea fans
Sea horses sailin’
Dolphins wailin’
Red snappers snappin’
Clam shells clappin’
Muscles flexin’
Flippers flippin’
Down, down
Let’s rock!
Boy’s in bikinis
Girls in surfboards
Everybody’s rockin’
Everybody’s fruggin’
Twistin’ ‘round the fire
Havin’ fun
Bakin’ potatoes
Bakin’ in the sun
Put on your noseguard
Put on the lifeguard
Pass the tanning butter
Here comes a stingray
There goes a manta-ray
In walked a jelly fish
There goes a dogfish
Chased by a catfish
In flew a sea robin
Watch out for that piranha
There goes a narwhale
HERE COMES A BIKINI WHALE!
e poi magari lei è una di quelle che predica bene e mangia il tonno in scatola (ma ha idea della sofferenza, a pigiare un intero tonno dentro una scatola?)
sofferenza, sofferenza… ci sono le presse, no? mica ci si deve ammazzare per ficcarcelo a mano!
Giù le mani da Wally! Re Mida delle recensioni…
Paradossalmente, solo dopo tre giorni che sudavo sulle chilometriche incise delle incise delle incise delle incise del primo racconto di Oblio, rimbalzavo sulle note, per tornare alla principale o quella che mi pareva tale ormai, mi accorgevo che il titolo del libro che stavo leggendo NON era Oblò, bensì, appunto, Oblìo. E dire che Oblio è una parola corta corta.
basta,mi iscrivo a Scientology pure io
quindi fai sul serio.
(n) : chiaraaa, ci pensavo anch’io. la tua nota è proprio azzeccata, e avrei messo un (n) prima di scrivere.
trip der loop
Sorvolando motivatamente su qualcosa che potrebbe avere a che fare con i Litri Di Consapevolezza Di Quanto Ci Piace Lui E Come-barra-Cosa Scrive, ragionevolmente temo che aspetterò la versione italiana.Voglio dire, sì sì, aspetto.
francesca
io invece ho deciso che prendo l’edizione originale e poi scrivo in giro dappertutto come vanno a finire tutte le storie.
Ammesso che vadano a finire in qualche modo…
ci sarebbe da fare una recensione
sul “Festival della cozza”…qui,
dalle mie parti
Se la fai mettiamo un bel link 🙂