SeverineCome as you are

Sembrerà fuori tema, ma alla festa poi ci sono andata. Quella aziendale, quella dove se gli autotrasportatori avessero avuto un po’ più di palle, avrebbero sentito la mia mancanza. Non gli autotrasportatori, i colleghi avrebbero sentito la mia mancanza; per quanto la mia riservatezza in ufficio sia ormai diventata proverbiale (cioé, non sempre si accorgono se ci sono oppure no). Comunque, alla festa c’erano un sacco di colleghe, giovani e non, il cui denominatore comune era il decolleté e la sua esposizione al pubblico, come se fosse stato un articolo in promozione.
Al momento non l’ho nemmeno trovato troppo strano, è il giorno dopo che mi si è aperto un mondo.
Quando un ragionevole numero di scampati ai postumi si è ritrovato in ufficio, è scattato (per usare il verbo giusto) il momento fotografia. Io, da persona riservata quale sono, me ne stavo al mio posto davanti al computer, mentre un drappello di persone rumoreggiava al di là di un armadietto, guardando sul monitor di uno di loro il reportage della serata danzante. Ho detto rumoreggiava? A un certo punto è esploso un boato.
Questa non me la posso perdere, mi sono detta, abbandonando momentaneamente la riservatezza che mi contraddistingue.
Dovete credermi, darei qualsiasi cosa per pubblicare qui quella foto. Non posso, ve la descrivo. Un gruppo di colleghi, tutti uomini, sorregge una giovane collega in posizione orizzontale, in pratica sdraiata su un fianco sopra le loro braccia. Lei indossa un abito lungo color oro, lucido, senza spalline. Senza spalline, appunto. E proprio perché senza spalline, la parte anteriore dell’abito, vuoi la posizione, vuoi la presa un po’ rude dei maschi reggenti, è scivolata giù, lasciandole scoperto il seno destro, come nella migliore tradizione degli MTV Awards.
Fosse solo questo potrei anche evitare di scriverci sopra, ma non si trattava di una semplice tetta.
No, c’era sopra una cosa gommosa, color carne, un po’ lucida tipo l’interno di un pallone o la testa di un bambolotto, alla cui vista sono rimasta inorridita. Sì perché il mio primo pensiero è stato: oddio – poverina – così giovane – cancro al seno – gliel’hanno asportato – ora tutti hanno visto la protesi. Ma prima che io potessi formulare il mio sgomento ad alta voce, indignandomi per la scarsa sensibilità del resto del reparto, qualcuno già parlava di coppette adesive, o anche di reggiseno per gli abiti scollati.
Forse mi era anche capitato di sentirne parlare tanto tempo fa, ma mi dev’essere sembrata una cosa talmente assurda che sicuramente l’avrò catalogato tra gli articoli per travestiti, o gli effetti speciali dei film. Invece questa se l’è comprato. E non solo se l’è comprato, se l’è messo. E non solo se l’è messo, se l’è messo per venire alla festa dell’agenzia sotto un vestito che, si sapeva, sarebbe crollato al primo shake.
Ora ho deciso che io quell’affare lo devo avere. L’ho già cercato in rete e l’ho trovato, corredato da una perla della letteratura che riporto fedelmente: