Posted ottobre 7, 2008 by

 La valle dell’eco

In questo preciso momento sto sprecando energia elettrica per scrivere parole abbastanza inutili su un computer.
Poco fa ho buttato una bottiglietta vuota nel contenitore per il riciclo della plastica. Bene, direte voi. Male invece. Avrei potuto conservare la bottiglietta e riempirla di acqua dal rubinetto, o, per essere un po’ più schizzinosi, dal boccione di quelli al piano di sopra (ce l’hanno solo loro l’acqua alla spina, una forma di discriminazione su cui ci sarebbe da discutere, ma in altra sede).
Sono arrivata al
lavoro in motorino, come faccio quasi tutti i giorni, pensando che sì, stavo inquinando e consumando benzina, ma molto meno di quanto avrei fatto venendo in macchina.
Prima di uscire di casa ho spento la ciabatta a cui sono collegati televisore e lettore dvd, per evitare di consumare energia in stand by e prima ancora ho riposto diligentemente scatole di biscotti vuote nel contenitore di carta e vetro, scatolette del gatto in quello che raccoglie plastica e lattine e un paio di biscotti ciucciati nel secchiello dell’umido.
Alla signora che fa le pulizie ho chiesto di usare un nuovo detergente per pavimenti che ho comprato alla spina (quindi riciclando il contenitore di un altro detersivo), in pratica un prodotto derivato da sostanze vegetali che dovrebbero avvelenarci un po’ meno. Ho comprato anche un anticalcare a base di acido citrico. Per il bucato e la lavastoviglie uso già da un po’ prodotti ecologici (li trovo al supermercato) e ho completamente sostituito ammorbidente e brillantante con l’aceto bianco.
Ho finalmente ricevuto la bozza di contratto da un rivenditore di energia cosiddetta pulita e l’ho rispedita firmata (pronto, Enel?).
In casa usiamo carta igienica riciclata, che non significa che la ricicliamo noi usandola più volte, ma che è fatta con altra carta riciclata e in più è imballata in un involucro di Mater-Bi®, materiale biodegradabile.
Ho deciso che da questo fine settimana gli adulti della famiglia berranno acqua del rubinetto (sono permesse una o due bustine di Idrolitina), per evitare di buttare via troppa plastica. Quando riesco compro il latte alla spina, portandomi la bottiglia di vetro da casa.
Un po’ sono nata così (con la fissa dell’ecologia), un po’ sono peggiorata con l’età. Molto ha fatto un libro, La vita ridotta all’osso di Leo Hickman. Dopo averlo letto, quella che si manifestava come una semplice attenzione tesa a evitare di sprecare/sporcare si è tramutata in una fonte di conflitti interiori e atteggiamenti eco-animalisti spesso inconsulti.
Poi però mi guardo intorno.
In ufficio, così come nei bar e nei ristoranti all’ora di pranzo, tutti (tranne quelli già citati del piano di sopra) consumano acqua da bottigliette di plastica. Le luci, i computer, le stampanti e via dicendo, restano sempre accesi, giorno, notte e fine settimana. La stessa cosa accade ovviamente in tutta la/e città. Palazzi di uffici, centri commerciali, negozi, insegne luminose. Tutto. Sempre. Acceso.
Sempre qui in ufficio si sprecano quintali di carta, molta meno per fortuna da quando il digitale ha preso un po’ più piede, ma per esempio c’è ancora chi per leggere un documento di settanta pagine se le stampa tutte.
C’è anche chi prende un aereo, va a Parigi a raccontare quattro balle e se ne torna in giornata, come se non avessero mai inventato i telefoni.
Anni fa ho lavorato in un bar di Milano, dove ogni sera si svuotavano più bottiglie di quanto potevo fare io in sei mesi. Bottiglie di vetro che finivano insieme al resto della spazzatura. Motivo: per bar e ristoranti non c’era l’obbligo di raccolta differenziata.
Mi è capitato di passare vicino al mercato di viale Papiniano mentre era in corso la pulizia della strada e il rifiuto umido che i camion dell’Amsa stavano raccogliendo era superiore al mio prodotto interno lordo quinquennale. Peccato che finisse anche quello nella spazzatura indifferenziata.
Mangiamo merda. Letteralmente. Vedi scandali vari tra cui l’ultimo (spero) in ordine di tempo dei formaggi scaduti e farciti da escrementi di topo.
Recentemente si è scoperto che nella zona dove abitiamo alcuni signori più o meno malavitosi stanno imbottendo il sottosuolo di rifiuti tossici.
Viviamo in uno dei comuni più attivi nella raccolta differenziata, ma tra un po’ ci ritroveremo un inceneritore di dimensioni doppie rispetto a quello che abbiamo già.
Più penso a queste cose (e ormai ci penso continuamente), più i dubbi mi assalgono. Ad esempio, se per protesta mi dessi fuoco, produrrei diossina?

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  1. AdRiX commented:

    Solo se hai innesti prostetici in plastica: dentiera, tette in silicone, labbra gommoniche, valvole mitraliche in plastica, cateterismi aortici, giunzioni tendinee..

    Se usi un combustibile non a base petrolica, come legna o carbone, emanerai un ottimo odore di carne arrostita.

  2. utente anonimo commented:

    Hai troppo ragione !! E hai mai pensato alla contraddizione che c’è in quei mega concerti che organizzano per “salvare il pianeta”, in cui decine di “star” vanno con le loro limousine e i loro elicotteri in enormi stadi illuminati a giorno, con maxischermi, dirette tv via satellite, mega altoparlanti e chi più ne ha più ne metta, per dire alle miglia di persone li radunate (ovviamente tutte li in macchina) e a tutte quelle collegate da casa, “non lasciare la tv in stand-by, spegni il led che stai sciogliendo il polo nord !”…

    …Purtroppo l’ecologia oggi è un business e l’ingrandimento del nostro bell’inceneritore è solo un piccolo esempio!

    Lele

  3. utente anonimo commented:

    Si tiene sempre tutto acceso per non accorgersi che siamo spenti noi.

    gaunz

  4. utente anonimo commented:

    Il tetrapak è riciclabile.

    No è che in giro c’è scritto di dirlo a tutti e ho pensato di cominciare da qui.

    zio Ric.

  5. Stered commented:

    Per far l’acqua frizzante esistono dei gasatori manuali da poche decine di euro che sparano il CO2 nell’acqua.

    Io faccio così e sto convincendo tutti quelli che mi conoscono ad usare acqua di rubinetto.

    Un altro modo per sentirsi meno in colpa è formare dei GAS per acquistare prodotti biologici, non confezionati per il possibile e a KM 0.

  6. severine commented:

    Grazie dei consigli. Il tetrapack è riciclabile ma non a Desio. Infatti sto pensando di portarlo in ufficio (ma secondo me mi sgamano).

    Ho provato a iscrivermi a Bioexpress, ma non so dove farmi lasciare gli ortaggi, visto che non garantiscono un orario di consegna.

    Il gasatore di acqua del rubinetto mi interessa, come posso approfondire l’argomento?

  7. Kitiana commented:

    anche io mi sono chiesta più volte se l’azione individuale potesse avere un senso quando l’universo va in un’altra direzione. razionalmente non ce l’ha 🙂 ma qualcosa bisogna pur fare, alla fine 🙂

  8. gattusa commented:

    Nulla succede per caso, neanche questo post, e ne sono sempre più convinta. Io e altri abbiamo deciso di partecipare ad un pranzo bio fatto con prodotti di un GAS neo-costituito in Brianza. Se ti interessa fammi sapere.

    gg

  9. severine commented:

    Sì, dimmi tutto (non qui, che ci tengo alla privacy).

  10. Ale commented:

    Quel libro ha colpito anche noi. Ti lascio 2 link: brita e i farmer’s market.

    ciao

  11. spikette commented:

    Ho lavorato per diversi mesi in un ufficio in cui non c’era il boccione dell’acqua e l’acqua del rubinetto sapeva orrendamente di cloro. Per questo, un po’ tutti noi compravamo la bottiglietta d’acqua minerale nel distributore automatico. Due, tre a persona, ogni giorno, per un ufficio di venti persone.

    Appena arrivata, ho chiesto come mai non ci fosse almeno un contenitore per la plastica, in modo da poter riciclare tutte quelle bottigliette. Risposta: “eh, figurati se quelli delle pulizie hanno voglia di fare la differenziata”. Ma, visto che quelli delle pulizie vengono pagati per fare ciò che fanno, immagino che a non avere voglia di fare la differenziata fossero i miei colleghi, che trovavano più comodo lanciare la bottiglietta nel cestino sotto alla scrivania piuttosto che alzarsi e gettarla in un eventuale apposito contenitore.

    Per cui, ho cominciato a raccogliere le mie bottigliette e tutte quelle che mi capitavano a tiro per poi gettarle, in pausa pranzo o a fine turno, nella campana della plastica appena fuori dal palazzo, in strada.

    Mi hanno detto, quasi offesi: “Ma non ti sembra di esagerare?”

    Bello bello il tuo post.

  12. utente anonimo commented:

    si, e’ veramente disarmante quanta merda produciamo. Il tetrapak e’ un prodotto assurdo e non oso pensare quali siano i costi per smaltirlo visto che contiene carta, plastica e alluminio insieme … Il fatto che un materiale sia smaltibile/riciclabile non vuol dire che sia intelligente usarlo …

    -Paul

  13. severine commented:

    Guardando i Soprano si imparano un sacco di cose sul business dei rifiuti.

  14. severine commented:

    Sempre per la serie “mangiamo merda”, oggi nuovo scandalo formaggi.

  15. utente anonimo commented:

    Perchè Galbani vuol dire fiducia (nei tuoi anticorpi!) !!

    …che dire di più? In bocca la vibrione !!!

    Lele

  16. marEtina commented:

    Anche io rimango davvero male nel vedere lo scempio che si fa nei locali pubblici! Solo in un pub a Milano in cui ho lavorato facevamo la differenziata.

    Pensa che nel bar del Politecnico di Milano c’è un barista che lascia fisso il rubinetto dell’acqua aperto… io non ce la faccio a stare lì vicino per più di 5 secondi perchè mi verrebbe da fargli una scenata pazzesca…

  17. franzar commented:

    Qui ti pagano 25 centesimi per ogni bottiglia di plastica e 15 per ogni bottiglia di vetro che riporti al supermercato, quando stampi lo scontrino hai delle belle soddisfazioni. Ovviamente si può fare in tutti i supermercarti. Ieri sono tornata a Colonia da Francoforte utilizzando un servizio di car-pooling faidate (il treno è caro da morire) e in macchiana eravamo in 5. Normalmente è possibile usare solo la bicicletta per spostarsi in città. Insomma cerco di compensare i miei voli da e per Milano.

  18. utente anonimo commented:

    purtroppo se usi legna e similari produci più co2 ma meno diossina. puoi scegliere: ammazzi i vicini uomini o i lontani pinguini? io opto per i vicini uomini che mi stanno meno simpatici:)

    per il resto l’acqua di rubinetto, per quanto sappia di cloro, è controllata circa il decuplo di quelle in bottiglie e da organi che non guadagnano nulla a farla passare per più buona: più che ecologia è un’autotutela della mia salute. Al posto dell’anticalcare all’acido citrico usa direttamente il limone(sono la stessa identica cosa) ma non metterlo, ovviamente, a contatto con la biancheria. la cosa migliore sarebbe aumentare l’aceto bianco. per gli ortaggi qui a verona non serve nemmeno mettersi d’accordo con altri: siamo pieni di contadini che vendono la loro verdura a dettaglio e a costi minori del supermercato. via via che li conosci scopri anche chi mette quali antiparassitari (io sono allergica ad uno di questi e ne so qualcosa).

    beh, per il resto si può far notare l’aumento di spesa dell’azienda per energia sprecata e consigliargli di mettere un responsabile (metodo per loro di darti una responsabilità non retribuita in più) dello spegnimento delle macchine. Molti bar in sicilia (ho origini sicule ma sono la prima a pensare: in sicilia?!?!?) usano bottiglie di birra che sono vuoti a rendere.

    molte altre proposte non ne ho, ma è già qualcosa… detto ciò, ho dimenticato almeno tre diverse luci accese che il tuo post mi ha ricordato di spegnere. vedi che serve?:)

    ciao!

  19. severine commented:

    grazie, mi sento meno sola 🙂