Posted dicembre 4, 2008 by

La sindrome di Stockholm

Sono stata rapita parecchi anni fa. Da allora vivo con i miei carcerieri, dei quali, col tempo, ho anche imparato i nomi. Si chiamano Lack, Ädel e Billy. Poi c’è una donna di nome Bjursta, ma lei viene solo un giorno la settimana, parla con gli altri tre in una lingua che non conosco, piena di A col pallino sopra e di O barrate, e se ne va via.
Vivo, se questo si può chiamare vivere, in venticinque metri quadri dove però lo spazio è ottimizzato al massimo, grazie a soluzioni modulari dal design accessibile a tutti. Il cibo è abbastanza buono, ma non molto vario; di solito mangio polpettine di carne, condite con una specie di marmellata bordeaux, mentre la domenica ho diritto a un supplemento di aringhe marinate.
Insomma ho un problema, ho una casa e non riesco a smettere di arredarla. Mi sembra sempre che manchi qualcosa, che qualcosa possa essere spostato perché sta meglio di qua che di là. Che potrei comprare qualcosa che magari adesso non è che mi serve davvero, ma sulle riviste d’arredamento lo vedo sempre, quindi prima o poi anch’io troverò un posto dove collocarlo. E questo qualcosa è scritto con una O barrata e una A col pallino.
E poi c’è la camera di Bambino, dove manca sempre un lettino allungabile o con la sponda removibile. E poi la mansarda, mi ero quasi dimenticata della mansarda anche se ci dormo tutte le notti, ma ora devo proprio arredarla perché insomma questi mobili sono lì da dieci anni e non li ho veramente scelti io, li ho un po’ recuperati e si vede.
Ho bisogno di mensole, di scatole, di cornici e di specchi, ma anche di cuscini, di una tenda per la porta che va sul terrazzo, di un pensile in più per la cucina. Passo le ore su un sito che ti insegna a trasformare un comodino in una poltrona e un porta cd in uno scolapiatti e non ho ancora trovato un modo intelligente di sfruttare un cavolo di scaffale rosso, che appena passata la cassa già non mi piaceva più.
L’unica cosa che sono riuscita a trasformare è stato un vassoio per la colazione a letto (chi mai farà più colazione a letto? Ma tanto non mi è mai piaciuto mangiare sdraiata): l’ho messo sulla scrivania e ci ho piazzato sopra la stampante. Non è neanche male come soluzione salvaspazio, e anzi, adesso che ci penso gliela manderei pure agli hacker del negozio svedese. Se non fosse che il vassoio l’ho comprato da Cargo.

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  1. utente anonimo commented:

    Ma lo scaffale rosso è un benno?

  2. severine commented:

    No, è un Lack (of imagination).

  3. utente anonimo commented:

    Perchè credi abbia un divano davanti alla finestra della sala?

    g

  4. severine commented:

    Forse perché un giorno ti ho detto “non buttarlo, magari lo prendo io?”

  5. gattusa commented:

    vero! ma è altrettanto vero che i mobili Ikea sono come il maiale, non si butta via niente, mai! 🙂

    gg