Youssou N’Dior
Senegalese ventidue anni, fisico da sfilata. Poteva lavorare per Calvin Klein e invece lavora per Gucci, Prada, Vuitton.
Lo si potrebbe definire un promoter, dal momento che sulla sua coperta al centro della via centrale nel centro della Brianza espone un nutrito campionario delle ultime collezioni; la verità è che si tratta di un giornalista in incognito che sta raccogliendo materiale per un articolo dal titolo Gucci 69 and Louis Xuitton, is the fake off?
Le opinioni finora prese in considerazione sono contrastanti, i forum sono animati da accorate divergenze:
"Piuttosto ke girare con un falso mi faccio suora!!!" [paris82] "Ormai neanke le sciure se le comprano più originali" [kittyky] "Io non capisco quelle ke comprano la borsa dal marocchino* xke non si possono permettere quella originale ma vogliono ugualmente fare le fighe" [trendyssima05] "Non nascondo ke a volte per togliermi lo sfizio ne ho comprata qualcuna taroccata" [valeviola]
C’è ki – ops, scusate – chi sostiene inoltre che il fenomeno sia indice di un mutamento culturale in atto, che vede il falso come status symbol, affermazione di anticonformismo, gesto di ribellione.
Non solo risparmio insomma, con buona pace di chi vorrebbe vedere tutti, ambulanti e acquirenti, puniti in maniera esemplare, possibilmente con multe che indignerebbero un frequentatore di prostitute minorenni.
Per dare una mano a Youssou N’Dior e cercare di carpire a mia volta informazioni su questo dilagante fenomeno, ho deciso di accostarmi a lui in incognito, travestita da "due amiche con carrozzina e bebé di venti giorni". Ero irriconoscibile.
Purtroppo il nostro finto ambulante si è dimostrato un osso più duro del previsto e ha retto fino in fondo la parte, sprezzante del pericolo rappresentato da un’auto della polizia parcheggiata poco più avanti e dei miei disperati tentativi di andarmene trascinandomi dietro il resto del travestimento (che invece sceglieva, contrattava e ammoniva tutti i senegalesi nel raggio di cinquecento metri a stare attenti alla polizia).
In realtà loro erano tranquillissimi e noi sembravamo Tony Binarelli a quattro mani, mentre cercavamo di tirare fuori i soldi e far sparire il più velocemente possibile la borsa incriminata, una fantastica Gucci 69**, per poi allontanarci a grandi falcate.
Immaginate il mio disappunto quando Youssou N’Dior ci richiama indietro. Io pronta a negare tutto perfino di essere nata, lui per nulla turbato che voleva solo dirci: Avete dimenticato la carrozzina.
*L’esatta nazionalità dei venditori ambulanti è stata poi precisata alla nostra opinionista in un successivo intervento.
**Gucci 69, nome in codice del cosiddetto tarocco Gucci, usato su un forum per indicare la tipica imperfezione delle due G contrapposte, nei modelli contraffatti.
Posted settembre 19, 2005 by severine
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resto sempre interdetto.
hai un fantasia e senso dell’humor travolgente. e’ un piacere leggerti.
luigi
che le “sciure” piene di soldi comprano le taroccate è un dato di fatto. ho le prove.
mi ha fatto ridere, mi ci son ritrovata.
ila
consenso crescente.
qui siamo a un passo dal culto della personalità.
candidarsi alle primarie?
severin severinotta.
ah, il blogverità.
mi chiedo che cosa ci fosse nella carrozzina. una bambola? un culatello? un caciocavallo?
C’era un bambino vero, la Seve non lascia nulla al caso.
cara severine… questo sì che è un reportage!
“grande, grande giornalismo. un’inchiesta che non lascia scampo”.
avevo letto “non lascia shampoo” 😀
io credo,che una cosa per essere bella nn deve per forza
essere firmata, io compero o meglio ho comperato dal marocchino perche’quelle borse mi piacciono , originali non posso permettermelo
e anche fosse mi sembra 1 esagerazione
spendere certe cifre quando
puoi avere una borsa che fa’la sua
figura lo stesso ……….
brava. la borsa finta non è un vorrei ma non posso, ma una citazione.
🙂