Posted marzo 1, 2005 by

La vera storia di Mary Popper e Rocky Mirror.

La prima volta che si videro lei non lo guardò.
Lui accusò il colpo, andò in bagno a pettinarsi e tutto sommato si riprese abbastanza in fretta, dopo soli nove giri in moto nella galleria degli specchi, giù al luna park.
Lei lavorava tutte le sere al Bar Oneroso, era bella ma non lo sapeva.
Lui guidava una Buzuky Stikazi 2900XL, con 215 specchietti retrovisori, ognuno dei quali posizionato in modo da inquadrargli un neo; uno spoiler antispettino e uno speciale collegamento tra la marmitta e il casco, per convogliare aria calda alla testa. All’occorrenza due bigodini e la messa in piega (tipico gergo dei motociclisti) era assicurata.
L’insegna B A R O N E R O S  O una volta aveva una S in più. Quando il neon si fulminò, la confcommercio decise di lasciarla così, visti anche i prezzi delle consumazioni. Il proprietario del bar, un italo-scozzese sovrappeso, da tutti soprannominato Big Mac, non fece alcuna obiezione.
La seconda volta che si videro fu lui a non guardarla, perché distratto dalla propria immagine riflessa nello specchio dietro al bancone.
Per farsi notare lei gli preparò un Bellino, intendendolo anche come complimento, ma lui, abituato a cose molto più forti, nemmeno se ne accorse.
Lei era amata da tutti perché faceva ridere.
Non se ne capiva bene il motivo, alcuni dicevano che ci andava giù pesante nel servire i superalcolici, ma i più la consideravano semplicemente un antidepressivo in minigonna.
Quando lui se ne accorse non potè più fare a meno di lei. Il suo conto al Bar Oneroso srotolava via come la carta igienica della réclame, i suoi trigliceridi fondarono una regione a statuto speciale e la sua foto sulla patente iniziò a mostrare tracce di couperose.
Lei gli preparava i suoi famosi cocktail, il Cardinal Martini, il Neuroni Sbagliato, il Daiquindi?, il Sono Libre.
Lui se li scolava e rimaneva lì, inebetito, a specchiarsi negli occhi della bella barista umorista.
Lei allora inventò un nuovo cocktail, dedicato a lui: il Mary Popper On The Rocky.
Fin troppo esplicito a sentire il parere di alcuni avventori abituali, per i quali sarebbe stato sufficiente un Manhata. Il beverone però diede i suoi frutti, risvegliando Rocky dal torpore.
La sera stessa lui la invitò a fare un giro in Stikazi.
Tutto bene, finché non si accorse che lo specchietto numero 164 non rifletteva un neo ma un brufolo. L’alcol aveva innescato un lento ma inesorabile processo di decadimento fisico e lui doveva assolutamente fermarlo.
Infatti inchiodò. E mentre trafficava per strizzarsi l’odiata protuberanza, Mary Popper partì per un’esplorazione aerea della città.
Quelli che la videro passare volando davanti alla luna ebbero tutti lo stesso pensiero, ma perché non apre l’ombrello?
Uno solo si preoccupò del suo atterraggio. Il suo datore di lavoro, che da sempre la adorava per le grasse risate che lei gli procurava, si stese in mezzo alla piazza occupandola quasi tutta e riuscì in questo modo a renderle morbido l’impatto. Non gli importava nulla se da lì in poi l’avrebbero chiamato AirBag Mac. Mary era salva e non avrebbe più accettato inviti da sconosciuti.
Inviti no, contratti sì.
A grande richiesta da quel giorno il numero si replicò tutti i sabati sera, con i nostri tre protagonisti impegnati chi a inchiodare, chi a volare, chi a stoppare.
Era nato il Rocky Mirror Pitcher Show.

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  1. robyroby commented:

    oddio è fantastico. sei grande. 😀

  2. Flounder commented:

    tu non sei vera, tu sei bionica. sei il frutto della paziente intelligence di un gruppo di ricercatori dell’università del minnesota, guidati da un senior sud-coreano naturalizzato giapponese.

    quando rilasceranno la versione severine.3 la new economy d’improvviso si ritroverà invecchiata.

    per l’indice mibtel sarà un giorno da dimenticare.

  3. utente anonimo commented:

    Un genio. Semplicemente.

  4. Effe commented:

    la Stikazi ha l’aria non catalitica, pare a me

  5. sasukefujico commented:

    Effe, stai parlando di me?

  6. utente anonimo commented:

    le stesse atmosfere, complimenti. stefano in persona ne sarebbe invidioso: magari potresti inviarglielo per rinverdire la sua linfa un po’ inaridita.

    spero di avere l’onore, un giorno, di incontrarti e offrirti un ©aspiriña.

    maurizio

  7. marquant commented:

    Trovo questo racconto molto stimolante, e non solo dal punto di vista intellettuale.

  8. utente anonimo commented:

    Ho letto. Ho sorriso. E visti i tempi è già tanto.

  9. utente anonimo commented:

    Sotto sono io.

    Victoria

  10. Effe commented:

    ah, bé

  11. severine commented:

    Hasta la Victoria.

  12. severine commented:

    concorso eroe: “Possono partecipare tutti i bloggers delle scuole superiori e universitari, fino a un massimo di 27 anni di età.”

    Mi sa che qui siamo abbondantemente fuori target.

  13. utente anonimo commented:

    lo dici tu 😛

    maurizio

  14. utente anonimo commented:

    Hallo Severine. Sono Biglia di Ragoo.

    Ho qualcosa da dirti. http://www.biglia.blogspot.com/

    bacio

  15. severine commented:

    Ciao Biglia-di-Ragoo, so che hai parlato col mio agente Sickanboro.

    Se ti serve, la mia mail è a lato, alla voce “ufficio reclami”.

    Oppure ci si vede al tuo Bar Oneroso (scherzo, io poi vado sempre via senza pagare).

    Baci

  16. utente anonimo commented:

    Scritto benissimo.

    francesco

  17. jorma commented:

    Posso avere un Daiquindi?

  18. marcuch commented:

    uhdiu mama mama, sto ancora a ride…

    posso inviare Mary popper alla nostra comune amica in viaggio?

    Non vorrei che se lo perdesse.

    Namastè, signora Séverine

    Marco

  19. severine commented:

    Ciao Marco!

    Mandaglielo pure, ma dubito che abbia la concentrazione necessaria a leggere più di tre righe.

    Quando andiamo a riprenderla?

    🙂

  20. Zu commented:

    Severine, sei una favola.

    Fossi ricco, cercherei di ingaggiare la protagonista come nurse, per cocktail medicinali in senso lato.