Posted marzo 29, 2005 by

PORTA A PORTA (in faccia a Matthew Sharpe)

Perché non si dica che qui si parla male solo di Clint Eastwood, vorrei esternare la mia indignazione per quella che se la facessi io sarebbe additata come "pubblicità ingannevole" e per questo perseguita dalla legge.
Sui risvolti di copertina (o sul retro, ora non ricordo) di questo libro, si legge tra le altre cose: La rivelazione di un nuovo talento in un romanzo paragonato dalla critica a Le correzioni di Franzen. Solo molto, molto piú cattivo.
Ora, se volete un mio modesto parere e risparmiare i quasi 15 euro necessari a sincerarvene di persona, sappiate che Franzen una storia così avrebbe potuto scriverla a dodici anni, ma l’avrebbe occultata o distrutta una volta raggiunta l’età della ragione.
Non vi sto a raccontare la trama, facilmente reperibile in giro, ma le analogie che mi sono venute in mente leggendolo:
• vedere un film dove entrano in campo qua e là microfoni e stativi, non per una scelta stilistica ma per incapacità del regista
• assistere a una pièce teatrale dove tutti gli attori recitano con il copione in mano (e non l’hanno mai letto prima)
• una pagina web con il codice html che spunta qua e là
• ascoltare per la prima volta la strofa di una canzone e sapere già come sarà il ritornello
• nostalgia di un altro libro, a mio avviso molto più divertente e cattivo (qualunque cosa questa parola voglia dire per "la critica").
Se poi come esempio di cattiveria vogliamo parlare della scena in cui il protagonista diciassettenne dipinge col pennarello la faccia del padre in coma, va bene, ma facciamola scrivere a qualcun altro. I personaggi di Sharpe sembrano robot da cucina. Fanno e dicono esattamente ciò che ci si aspetta da loro. Anzi no, in realtà ci si aspetterebbe molto di più e loro fanno giusto il minimo indispensabile. E in più hanno scritta in fronte tutta la loro storia, fin dalla prima apparizione. E poi spero che Pierre et Gilles abbiano chiesto uno sproposito per la copertina.
Mea culpa, comunque. Decidere di acquistare questo libro è stato un po’ come scegliere un detersivo solo perché sulla confezione c’era scritto Più bianco non si può!

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  1. marquant commented:

    Mannaggia, già comprato. Epperò son più curioso di prima, adesso.

  2. severine commented:

    La pubblicità fa questi brutti scherzi.

  3. marquant commented:

    Pensi, peraltro, che il riferimento a Franzen mi aveva messo sulle mie, proprio perché puzzava di non so che. Però l’ho preso in mano dicendomi “se mi fa ridere entro la settima riga lo compro”. Be’, non ci crederà. Devo dedurre che il disastro cominci all’ottava?

  4. severine commented:

    Se mi permette poi di prestarle poi “l’altro libro” ne riparliamo 🙂

  5. marquant commented:

    Certo che glielo permetto, ben gentile.

  6. landolfix commented:

    in quanto sodale fustigatore di clint, mi permetto di dissentire dalla sua analisi, signorina severina. Perché, sì, l’accostamento a franzen è decisamente eccessivo, ma d’altronde i risvolti di copertina sono fatti così, servono per ingannare e vendere, che volete farci, è il capitalismo. E non sarà un capolavoro, come in molti l’hanno descritto, e non sarà l’informazione di amis e non sarà rumore bianco di don de lillo e non sarà l’opera formidabile del genio cialtrone, però, insomma, dentro ci sono molte cose belle. Peraltro è vero che franzen avrebbe potuto scriverlo a dodici anni e sarebbe stato bellissimo. Per il resto ti invito a leggere pincio sui miserabili (che tra l’altro dice: dov’è l’equivoco? nel particolare non certo secondario che Matthew Sharpe e Jonathan Franzen sono due autori diversissimi, praticamente agli antipodi). Ecco, l’ho detto, ora me ne vado in libreria a comprare burroughs (entrerò urlando con le forbici in mano, se il commesso capisce, lo compro lì, sennò me ne vado sdegnato)

  7. severine commented:

    Bravo. Se poi vuole tornare a dirmene quattro su Burroughs, sarà il benvenuto 🙂

  8. sasukefujico commented:

    Questo Sciarpe non lo conosco, eppure io alla Einaudi son di casa: scrivo per loro. Io.

  9. severine commented:

    E’ vero, se vuoi ti recensisco.

  10. sasukefujico commented:

    Ok, se mi dici per quale quotidiano scrivi magari ti concedo anche un intervista.

  11. severine commented:

    Non c’è problema.

    Scrivo sul Manifesto di Viale Jenner

    (un manifesto a caso di solito).

  12. marquant commented:

    Per chi non comprende perfettamente il bulgaro:

    a sinistra:

    Quotidiano

    LA BAMBINA

    a destra:

    Questo l’ho fatto io!

  13. utente anonimo commented:

    «Séverine è una scoperta preziosissima: uno lettrice ironica che ha in odio la ggente».

    “The New York Times”

    (letta sul sito Einaudi)

  14. severine commented:

    We can try to understand

    The New York Times’ effect on man.


    (Bee Gees)

  15. Q.lla commented:

    D’accordo al cientpiccient. E pure io restai fregata dai risvolti di copertina con i paragoni del cazzo con Franzen, dalla copertina ruffiana (che vidi x la prima volta da marquand) e dalla sbirciatina all’incipit mentre me l’accattavo contenta.

    Burroughs? Altra storia. Molto bello anche l’ultimo.